L’intervallo, racconto di Carlo Costanzelli

Driiin!

Il suono della campanella pervade di colpo tutta la prima K, scorre rapido e dirompente in ogni anfratto e andandosene si porta dietro quell’alone di noia che aveva permeato la classe negli ultimi minuti della terza ora.

Osservando le reazioni di quei ventuno esseri umani all’udire il suono trillante della campanella si nota un fenomeno straordinario: è come una primavera tanto agognata che piomba di botto per sostituirsi al pesante inverno che la precedeva. Questa pausa è il momento più sereno della giornata scolastica. Seppur breve, caotico e rumoroso, è come una brezza di libertà che soffia tra i banchi e che porta con sé il profumo del riposo, le risate degli amici, il sapore della merenda.

Tutto in pochi secondi.

In altrettanto poco tempo, attorno a me gli individui lasciano i ranghi per sparpagliarsi qua e là, fuori e dentro, al fine di ritemprarsi in quei dieci minuti di relax.

Si formano in brevissimo tempo svariati gruppi omogenei, nati sulle fondamenta di passioni o caratteristiche comuni.

Sicuramente il più straordinario è il cosiddetto Club delle Bische. Nonostante non si giochino soldi, il nome rende perfettamente l’idea che danno allo spettatore curioso quei ragazzi curvi sui banchi con alcune carte in mano e complesse strategie impresse nella mente. Oltre ai giocatori veri e propri altri a turno stanno a guardare, magari gustandosi un panino imbottito o scolandosi una lattina di the freddo. Trionfo e briscola sono i giochi dell’intervallo, mentre si sa che qualche accanita battaglia navale si compie clandestinamente durante lezioni particolarmente noiose, alternata ad alienanti serie di tris. Oltre alle carte, sui banchi del Club delle Bische si trova ogni sorta di merendina, bibita e cartoccio: dai pacchetti di patatine al pomodoro fino alle brioche al cioccolato, dal cappuccino alla Coca-Cola ci sono cibo e bevande a sufficienza per ingozzarsi tutti nel poco tempo a disposizione.

Lasciando gli amici giocatori, più in là c’è una sfilza di rotocalchi rosa viventi: se vuoi conoscere il più segreto pettegolezzo o la novità più interessante, siediti assieme al gruppo delle ragazze che hanno almeno una cosa da dire riguardo a chiunque, sia nel bene sia nel lato piccante del gossip. Severi giudizi, svariate opinioni e diverse idee riguardo a questo o a quello sono elargiti a ritmo incessante ed è interessante starsene zitti ad ascoltare, confrontare ogni frase con i propri pensieri e con quelli di altri che non sono presenti, per poi trarre bizzarre conclusioni sulle quali riflettere anche in seguito.

Altro spostamento: uscendo dall’aula, nel frenetico via vai dei due corridoi principali del piano terra, oltre ad una moltitudine di studenti più grandi, c’è il gruppetto che si ritrova sempre appoggiato al muro, tra l’angolo e la macchinetta che scambia le monete. A differenza dei due precedenti che abbiamo analizzato, esso è misto, composto cioè sia da ragazzi che da ragazze. Un gruppo piuttosto sconosciuto e poco frequentato dal sottoscritto nei dieci minuti d’intervallo. Non so di che cosa parlano o di che cosa non parlano: la diversità dei membri che compongono questo insieme mi offre poche basi dalle quali partire per immaginare i loro discorsi.

Ultimo gruppo è quello dei fumatori che allo squillo della campana s’infilano velocemente nei giubbotti e si recano nel cortile dell’edificio scolastico dove permeano i loro polmoni di nicotina.

Esiste poi una categoria di ragazzi che durante il tempo concesso al riposo vaga di qua e di là senza fissa appartenenza ad uno dei sopraccitati gruppi. Non so come ben definire quest’ultima compagine, della quale peraltro faccio parte, posso dire solo che così facendo ho potuto raccontare come ci si passa l’intervallo nella mia scuola.

Driiin!

Carlo Costanzelli

Il mio primo libro s’intitola Le Scatole Stregate, scritto a soli dieci anni.
Dopo la pubblicazione di alcune fiabe, nel 2007 mi avventuro per la prima volta nella dimensione del romanzo con ERA BUIO (Ed. Pendragon-Bologna)