LEGGE APREA SI ARENA IN SENATO, VITTORIA DEGLI STUDENTI, NON SI FERMANO LE PROTESTE

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Le mobilitazioni che a partire dal 12 ottobre hanno visto gli studenti protestare in tutt’Italia, bloccando le città con cortei straordinari, con centinaia e centinaia di scuole in occupazione e autogestione e lezioni in piazza giungono ad una storica vittoria per il movimento studentesco: la esplicità contrarità a sostenere il pdl Aprea (953) da parte del MIUR e del Partito Democratico mettono di fatto la parola fine ad un disegno di legge scellerato che mirava a cancellare i diritti degli studenti e a privatizzare le scuole.

“Siamo riusciti a bloccare la legge Aprea – dichiara Roberto Campanelli, coordinatore nazionale Unione degli Studenti – solo grazie alle imponenti e partecipatissime proteste studentesche che hanno caratterizzato l’autunno fin’ora. La vittoria che stiamo realizzando è da considerare storica, da anni il movimento studentesco non riusciva a bloccare un provvedimento di legge. La partita è ancora aperta: da ora gli obiettivi del nostro movimento passando dalla difesa della scuola pubblica, al suo miglioramento.”

“Le proteste non si fermano – prosegue l’Unione degli Studenti – in questi giorni è partita una nuova ondata di occupazioni e autogestioni nelle scuole di Bari, Genova, Bologna, Trieste, Milano, in Molise, Campania e Sicilia. Permangono i tagli al fondo per l’autonomia scolastica, ma vogliamo costruire ora dal basso un cambiamento nelle nostre scuole, rivendicando nuovi spazi di democrazia ed organi collegiali, aule autogestite per gli studenti, finanziamenti per il diritto allo studio, diritti per gli studenti in stage.”

“Le proteste di questi mesi vedono l’ansia di una generazione per il proprio futuro – aggiunge Federico del Giudice, portavoce della Rete della Conoscenza – rifiutiamo le politiche di austerity che portano i cittadini solo ad ulteriori sofferenze, continueremo a far pesare la nostra voce nel Paese non facendo un solo passo indietro nelle piazze, nelle scuole, nelle università. Saremo in piazza di nuovo nelle giornate di sciopero indette dalla FIOM il 5 e 6 dicembre, per costruire un fronte sociale ampio di chi oggi paga i costi della crisi.”