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Arrivano al pettine i nodi della riforma pensionistica
All’USP di Bari i pensionamenti del personale della scuola si riducono del 60%
Gli effetti sulla mobilità dei lavoratori e sulle assunzioni saranno devastanti
La FLC CGIL di Bari lo aveva preannunciato già diversi mesi or sono: la riforma della pensioni targata Fornero avrebbe causato effetti devastanti sui lavoratori della scuola. Non si tratta soltanto dell’obbligo di rimanere in servizio per tutti quei dipendenti che, fino all’anno scorso, avrebbero potuto accedere alla pensione con 60/61 anni d’età e 36/35 anni di contributi (gli ormai celeberrimi “quota 96”, i nati nel ’51 o nel ’52), ma di tutte le conseguenze sulla qualità del servizio, sulla mobilità e sulle nuove assunzioni.
Andiamo con ordine. Quest’anno, come pronosticato, i pensionamenti del personale della scuola in provincia di Bari toccheranno un picco negativo, mai registrato prima. Tra tutti i profili (ausiliari, tecnici e amministrativi) del personale ATA rientranti nell’organico dell’Ambito Territoriale di Bari (intera provincia i Bari e quasi tutta BAT), hanno presentato domanda di pensionamento soltanto in 81, mentre 308 sono i docenti aspiranti a pensione di tutti gli ordini di scuola. Si tratta, precisiamo, delle istanze di cessazione che, ad una verifica più approfondita, potrebbero ulteriormente ridursi.
Se si pensa che i pensionamenti effettivi l’anno scorso sono stati più del doppio e due anni fa più del triplo di quelli attuali, si può intuire quale impatto devastante abbia provocato e provocherà la riforma Fornero sulla qualità del servizio scolastico e sul turn over del personale scolastico.
I posti liberati dai pensionamenti, infatti, sono utilizzati dall’Amministrazione scolastica per permettere la mobilità del personale docente e ATA della scuola. Una così drastica riduzione delle cessazioni, unita al sostanziale stallo delle iscrizioni degli alunni e ad organici ormai ridotti all’osso, si ripercuoterà negativamente sulle opportunità di trasferimento dei lavoratori (specie di quanti tenteranno di rientrare a Bari da altre province) e sulle possibilità di lavoro.
Infatti, tutti i posti rimasti liberi dopo i trasferimenti (che i docenti potranno chiedere fino al 9 aprile) vengono impiegati per le assunzioni in ruolo e per le nomine annuali. Una riduzione così drastica dei pensionamenti non solo produce un corpo docenti più anziano – con buona pace della qualità del servizio e del ringiovanimento della classe docente, retoricamente sbandierato dagli ultimi ministri, ma smentito dai fatti – ma riduce sensibilmente anche le occasioni di lavoro dei giovani precari.
Dal canto suo la FLC CGIL di Bari continuerà a rivendicare il diritto al pensionamento di tutti i lavoratori “quota 96” anche proseguendo le 40 vertenze in atto presso i tribunali di Bari e Trani e ad esigere una modifica delle disposizioni previdenziali e contrattuali che garantiscano la tutela dei lavoratori a fine carriera, la qualità del servizio e le opportunità di lavoro per i giovani precari.
Claudio Menga
Segr. Gen. FLC CGIL Bari
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