La scuola italiana sta vivendo, in questi ultimi periodi, una piccola rivoluzione. Rivoluzione in salsa digitale per essere precisi: basti ricordare alcuni provvedimenti che sono stati adottati nell’ultimo periodo.
Il più nuovo, opera dell’attuale Ministro dell’Educazione, riguarda i libri di testo: a far data dal prossimo anno scolastico, non sarà più possibile adottare un libro che non esista anche in versione digitale e scaribabile da internet (l’e-book a scuola è legge, in poche parole). Gli alunni saranno così in grado di scegliere su quale testo studiare: il buon vecchio tomo cartaceo o il più moderno e-book.
Certo, si tratta di un piccolo passo, ma è comunque epocale per una scuola, come quella italiana, molto lenta nel modificare se stessa ed i suoi programmi.
Il problema resta il modo in cui gli alunni dovrebbero usare i testi digitali: nulla è dovuto dalla scuola stessa per cui saranno gli stessi alunni (o meglio, i genitori), a dover provvedere all’acquisto di un tablet o un e-reader evoluto. Per buona pace di chi soldi da spendere in “diavolerie elettroniche” non ne ha.
Ma non ovunque è così: in Valle d’Aosta, per esempio, si è dato un grandissimo valore all’informatica tanto da lanciare, lo scorso anno, una campagna volta alla digitalizzazione dei ragazzi frequentanti le scuole valdostane.
La Regione ha in pratica stanziato 450 euro a famiglia per l’acquisto di un terminale (fisso o portatile che sia). La campagna appena conclusasi ha interessato i ragazzi nati tra il 1999 ed il 2000 ed il tasso di adesione è stato di oltre il 66%, per una spesa complessiva effettuata presso rivenditori rigorosamente locali pari ad oltre mezzo milione di euro.
Ma la “rivoluzione” non è solo relativa ai supporti (o lettori) ma anche ai contenuti: a Milano per esempio è stata appena lanciata una piattaforma web per il supporto ai “progetti sull’acqua”, un concorso che, quest’anno, arriverà alla sua 4° edizione: sul portale sono presenti tutti i progetti (comprensivi di descrizioni e fotografie dei team partecipanti) che fino ad oggi hanno partecipato ai concorsi nonché una enorme quantità di informazioni, materiali, documenti relativi all’acqua quale “bene comune”. Il tutto, ovviamente, a costo zero per la comunità.